Coltrondo, in attesa del Traforo…che fare?

Seguo a distanza giornalmente su questo sito web, sui social network e tramite amici del posto, le vicende del Comelico e di Santo Stefano di Cadore, paese al quale sono particolarmente affezionato anche per averci vissuto fino all’età di 15 anni.

Devo dire che in questi ultimi tempi la situazione ambientale locale sta diventando estremamente problematica, soprattutto a causa delle mutate condizioni climatiche generali.

Dopo un inverno inclemente con abbondanti nevicate e black-out vari, un’estate da dimenticare con nubifragi continui, l’esordio della stagione invernale è tutt’altro che lusinghiero, smottamenti, frane, strade interrotte, stanno mettendo in ginocchio la popolazione e l’economia di questi bellissimi luoghi, mettendo a dura prova le infrastrutture ed i servizi.

Stanno anche venendo al pettine antichi nodi che il tempo e l’incuria non hanno sciolto. Uno di questi è la Strada della Valle – SS52 Carnica, bellissimo e caratteristico ambiente naturale, problematico però dal punto di vista logistico.

Da sempre infatti la natura instabile di alcuni costoni ha causato movimenti franosi che hanno reso pericolosa e precaria questa strada, unica via di accesso diretto al Comelico da sud, tanto che negli anni 80 un buon tratto è stato eliminato e sostituito dal traforo della galleria Comelico, opera strategica che ha notevolmente agevolato il trasporto di persone e merci dall’alto Veneto al Comelico ed alla Val Pusteria

Della vecchia Strada della Valle è rimasto ancora in servizio l’ultimo tratto verso nord, dall’uscita del Tunnel Comelico all’ingresso dell’abitato di Santo Stefano di Cadore, circa 4 km in buona parte lungo l’angusta gola dove scorre il fiume Piave che la strada costeggia ed attraversa ripetutamente su ponti di ferro, stretta tra il letto del fiume ed i ripidi pendii del monte Coltrondo da un lato e dalle Terre Rosse e le Ante dall’altro lato, entrambi percorsi da frane, alcune in continuo movimento.

Frane sulla strada della Valle

Unica protezione una serie in successione di gallerie paramassi in cemento con il lato a valle a giorno che nel tempo sono state integrate con nuovi spezzoni, tanto da formare oggi un’unica galleria di circa 270 mt di lunghezza.

Proprio a pochi metri dall’entrata nord di questa galleria giorni fa si è verificata l’ennesima frana con conseguente chiusura della statale 52 Carnica e questa volta la situazione è seria, non tanto per il materiale caduto, di modesta entità, ma per le condizioni precarie di tutto il pendio soprastante aggravate da una notevole quantità di alberi ed arbusti sradicati da una recente tromba d’aria ed ammucchiati in incerto bilico, tale da costituire un incombente pericolo per la sicurezza della viabilità sottostante.

La frana in prossimità della galleria sulla ss52 Carnica

Mobilitazione generale quindi per provvedere alla riattivazione del traffico veicolare con soluzioni alternative provvisorie (utilizzo della strada forestale di Bus de Val per traffico leggero e deviazione per il passo Sant’Antonio verso Auronzo per quello pesante) e nel contempo il riesame e la riproposizione da parte delle Pubbliche Amministrazioni di progetti maturati nel tempo e da diversi anni in discussione per arrivare ad una definitiva risoluzione del problema viabilità nella Valle che vuol dire anche, con qualsiasi condizione meteo, certezza per i trasporti, per l’economia, per il lavoro, per le esigenze quotidiane della gente.

Il traforo del monte Coltrondo sembra essere la migliore se non l’unica opzione possibile.

Un tunnel rettilineo di 1500 mt che bucando la montagna da sud-ovest verso nord-est bypassa completamente il tratto tortuoso della Valle e tutte le zone di frana, mettendo in sicurezza il territorio di Santo Stefano di Cadore oltre che dal punto di vista del pericolo isolamento anche da quello ben più grave del disastro ambientale nel caso si verificasse nella Valle la temuta ostruzione totale del fiume Piave in seguito ad eventi franosi di grande entità con conseguente allagamento di tutto il fondo valle Comelico.

Una terribile tragedia che il tunnel potrebbe evitare consentendo comunque il deflusso istantaneo delle acque del fiume.

Mappa

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Il punto dolente della questione, oltre ai tempi di realizzazione, è però il costo dell’opera stimato oggi in 50 milioni di euro destinato sicuramente a salire nel tempo a causa della difficoltà iniziale (una volta approvato e deliberato il progetto da parte di Stato e Regione) di reperire i fondi necessari oltre alla consueta esasperante lentezza della burocrazia che fanno stimare in almeno 10 anni il lasso di tempo totale necessario al completamento dell’opera a fronte dei circa 2 anni previsti per la costruzione del tunnel.

Sicuramente determinanti saranno comunque l’impegno costante, anzi assillante, nei confronti del Governo regionale e nazionale da parte delle Amministrazioni locali che già da tempo si stanno muovendo in tal senso grazie anche alla grintosa e coinvolgente intraprendenza dell’attuale Sindaco di Santo Stefano, Alessandra Buzzo, unitamente alla mobilitazione generale della popolazione necessario ed indispensabile supporto alla riuscita di questa notevole impresa. Impegno e supporto che non si devono però limitare all’obiettivo di lungo termine bensì anche nel breve e medio termine nei quali, con altrettanta determinazione, è necessario ed indispensabile contemporaneamente ottenere da subito la progettazione ed esecuzione delle opere utili alla messa in sicurezza dell’attuale viabilità.

Il sindaco Alessandra Buzzo ed il Governatore del Veneto Luca Zaia

Al proposito ritengo essenziale, oltre al consolidamento del costone franato (già in atto per quanto riguarda la pulizia e sgombero del materiale pericolante), anche e soprattutto l’ampliamento del percorso protetto in galleria oggi esistente con la costruzione di due nuovi lotti di circa 200 mt ciascuno in aggiunta agli estremi nord e sud in modo da portare a circa 650 mt il tunnel a giorno attuale.

In questo modo si coprirebbe quasi interamente l’area critica e sarebbe già un risultato soddisfacente, al momento, per la sicurezza della circolazione.

Tracciato galleria con i possibili ampliamenti

Rimangono poi da risolvere i problemi del fiume Piave e delle frane che potrebbero comprometterne il regolare deflusso, questione generale di primaria importanza, come già esposto, che è comunque da affrontare con le dovute attenzioni e preventivi interventi.

arch. Giansanto Lo Giusto

 

Grazie a Danilo Comis per la collaborazione